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      - Quel che ti volevo dire te lo dirò domani. Il tempo passa, e se si giunge tardi non si fa nulla. Per ora, affinchè tu metta il cuore in pace riguardo alla purezza di quella fanciulla, ti propongo questo partito: se mai si riesce, come spero (chè allorquando una cosa la si vuole la si ottiene, purchè la volontà sia quella tale), se mai si riesce dunque a trarla dal monastero, ella rimanga, finchè sarà bisogno, presso tua madre. Tua madre che colle ginocchia logora i gradini degli altari, e si macera, poveretta, nelle preghiere e nei digiuni, pentita e strapentita e troppo pentita di avere... ma non richiamiamo il tristo passato, che, del resto, s'ella fu ingannata, non ha ragione di credersi colpevole, mentre non fu che una vittima. Tua madre sia dunque la sua custodia. Così tu non potrai avere più scrupoli... e mi presterai quell'ajuto, senza del quale non si può far nulla. Suvvia, coraggio... e pensa al tuo avvenire.
      Capitò a molti, anche tra uomini i più tenaci del loro proposito, di avere a lungo respinte le insidiose insinuazioni degli scaltri con franchissimo coraggio, e che poi, o per qualche accidente inaspettato o per la stanchezza della lotta, si sentiron costretti a lasciarsi trarre nel laccio senza dir di sì e senza dir di no, e di seguire, sebbene contro genio, la volontà altrui. È sempre la storia del diavolo e delle sue tentazioni. Un tal fenomeno lo dovette subire anche il Baroggi. Quella uscita inaspettata del Suardi sulla facoltà che aveva detto d'avere, di poter cambiare dall'oggi al domani la fortuna di lui; le parole e i modi misteriosi onde egli avea toccato quel tasto, la tappezzeria rimossa dalla sua mano, quasi fosse per discoprire cosa della più alta importanza, e fino a quel punto gelosamente celata; tutto ciò gli mise una tale agitazione nel sangue, una tal commozione nel cuore, una tal confusione nella mente, che, in una parola, non si trovava nella condizione di prima.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Baroggi Suardi