Egli sapeva la storia del Galantino, e la sua prigionia e la tortura subita e sopportata, e le carte importanti trafugate al defunto marchese, sicchè a queste cose egli corse di slancio col sospetto, appena il Galantino gli parlò con quel piglio misterioso. Allorchè poi quegli troncò il discorso, e, svoltandolo in un altro, propose al Baroggi di affidar la fanciulla a sua madre; non ebbe in quel momento il coraggio di costringerlo a palesar tutto, e d'altra parte non seppe persistere nel rifiutargli il proprio ajuto, perchè non voleva lasciarsi fuggir di mano l'occasione e il merito di poter penetrare in quel segreto, che era stato ed era, e, sino a quel punto, gli pareva che avesse dovuto continuare ad essere, il segreto di tutta la sua vita. Non rispose dunque nulla all'ultimo eccitamento del Suardi, bensì, come questi si mosse, gli tenne dietro sbalordito e pensoso e disposto a far tutto quello che colui avrebbe voluto in quel giorno. Così usciti dalla stanza, discesi in cortile, salirono nella carrozza che li aspettava, dicendo il Suardi:
- Strada facendo ti spiegherò il mio piano.
Mentre il signor Suardi, al pari di un comandante in capo, insieme col suo ajutante di campo, guardando di tratto in tratto l'orologio, si recava al quartier generale, lontano dalla mischia, e nel tempo stesso in situazione di accorrere al riparo, e d'improvvisare sul medesimo campo di battaglia un nuovo colpo strategico, quando mai un rovescio inaspettato fosse per mandare in dileguo il primo piano già da lungo meditato; i commessi incaricati della perquisizione, le guardie, gli sbirri, quelle col loro archibugio ad armacollo, questi colla sola sciabola girata dietro le reni, erano usciti dal palazzo della Ferma generale, e si avviavano difilati alla volta del monastero di San Filippo Neri.
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