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      Poco dopo, dall'altare, collocato dietro al muro che divideva la chiesa in due parti (e faceva riscontro all'altro posto oltre il muro, ed al quale si ufficiava per il pubblico), una suora intuonava le litanie della Beata Vergine; ad essa, le altre monache, le educande, il pubblico rispondevano, mentre l'organo colle sue echeggianti variazioni interpolava ogni tema di que' predicati, coi quali la più sublime poesia sgorgata dall'entusiasmo della fede e dell'amore decorò il nome di Maria.
      Di qui passando altrove, il lettore può accompagnare di nuovo i commessi della Ferma, usciti dal palazzo dell'amministrazione generale per recarsi al convento, quando le litanie potevano essere al loro termine. Allorchè dunque il primo dei commessi, lasciati i compagni nella via di san Barnaba, entrava nell'ortaglia dov'era il nuovo casino del signor Suardi, per abboccarsi con lui, come aveva avuto ordine; la suora inginocchiata all'altare cantava già il concede nos famulos tuos, ecc., e quando, dopo avergli parlato, il commesso usciva frettoloso, in compagnia del sotto-tenente Giulio Baroggi, aveva già rintronato sotto alle vôlte della chiesa il sub tuum e l'a periculis cunctis libera nos semper.
      Una mezz'ora dopo, il commesso e il Baroggi e gli altri erano già entrati in monastero, e fu allora che quel gentiluomo amico di casa Ottoboni, galoppando per diporto in quei luoghi, e saputa la cosa, s'era affrettato a raccontarla agli amici, e innocentemente a mettere la tempesta nell'anima del giovane Crall, che divorando e tempo e strada, corse alla loggia dei compagni Frammassoni di San Vittorello.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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