Nè mai si era attentata di affidare il suo pericoloso segreto a nessuna delle compagne, nemmeno ad una che, pari a lei d'età e sua vicina nella camerata, avea preso ad amarla svisceratamennte, sebbene coll'amore più d'una madre o d'una sorella maggiore che d'una compagna. Codesta sua amica, figliuola d'un marchese Crivello, era piuttosto cagionevole di salute, graziosa nel volto, ma tanto quanto deformata dalla rachitide, fornita d'ingegno fuor dell'ordine comune, e infervorata di così religioso zelo, che quasi parea tramutarsi in quello che suol chiamarsi abito bigotto e scrupoloso. Essa erasi accorta del segreto di Ada, ma avea taciuto. Amorosa, previdente e prudente, pensava di vegliarla dappresso e di fare, per quanto era in lei, la cura di quel male senza avvisarnela. Interrogata dalla superiora e dalle maestre sul conto di Ada, quando s'eran messe in qualche apprensione, e interrogata appunto perchè la conoscevano come la miglior sua confidente, ella tacque, ed anzi cercò stornare i sospetti, per stornare i castighi dall'amica. Bensì coi modi più gentili nel discorso abituale, avea tentato distogliere i pensieri di Ada da quella direzione che loro avea comunicata la passione. Sempre adunque trovandosi seco, perché anche Ada la ricambiava d'affetto sincero, e in que' giorni le stava più del solito accosto, accadde che, nel momento in cui il Baroggi s'era avvicinato al gruppo delle educande dove di volo avea veduto la fanciulla Ada, questa parlasse precisamente colla Crivello.
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