Egli credeva che Ada si fosse già recata nell'ortaglia, ma la ravvisò in quella che affannata correva precipitosa, quasi si schermisse dall'altra, e la raggiunse.
- Siete la signora Ada, disse quando le fu presso. Suvvia, affrettatevi. Un gran precipizio vi sta sopra. Ma chi è costei?
L'Ada e la Crivello non parlavano. Allora il Baroggi prese la prima per mano e la trasse con sè.
- Che tentate di fare? disse allora la Crivello.
- Zitto... voglio salvarla.
Allora la Crivello afferrò con quanta forza aveva la veste dell'amica. Questa tentò sciogliersi, esclamando sommessa: - Deh lasciami, per carita! Ma la Crivello si avvinghiò ad Ada con invincibile tenacità, e:
- Bada a te, diceva, la mia povera Ada. Ma, intanto, l'una fuggendo, l'altra trattenendo, il terzo inseguendo, eran tutti pervenuti nell'ortaglia. Una voce maschile fu udita in quel punto. Il Baroggi la riconobbe; Ada ne trasalì.
- Sei tu? ripeteva quella voce: era il Suardi.
- Son io, rispondeva il Baroggi.
- Or che avvenne di Ada?
- Zitto. Ella è qui; e il Baroggi, non sapendo che fare, giacchè la fanciulla a lui ignota teneva strettamente abbracciata Ada, le prese ambedue in un fascio, e di peso le portò fino a quella parte del muro di cinta dove era un uscio. Là stava in piedi il Galantino, tra il muro e un'imposta semichiusa.
- Siete voi? esclamò allora il Baroggi, ecco qui. Ma sono due invece d'una sola. E dal peso mi pare che sieno svenute e l'una e l'altra.
- E che vuol dir ciò?
- Che quando si vuol strappare una rosa di furto e in fretta, due o tre se ne strappano in una volta, e si rovina l'arbusto.
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