Soltanto si limitò a dire:
- Io non sono un auditore, nè un attuaro del Capitano di Giustizia, e non c'entro a metter parole in questa faccenda. Bensì è mio dovere di farli scortar tutti, illustrissimi signori, e di farli consegnare al Capitano di Giustizia per l'appunto. Mi rincresce che sia toccato a me un così odioso incarico. Ma lor signori farebbero lo stesso se fossero ne' miei panni.
- È giusto, disse lord Crall; e noi promettiamo di consegnarci al Capitano, e diamo perciò la nostra parola d'onore. Soltanto vi prego di prestare soccorso a questi carissimi miei amici che sono lì distesi per terra. L'uno è don Giorgio Porro, l'altro è un conte Rusca, quello là, che mi par morto, è uno Stefano Pecchio.
I Frammassoni superstiti partirono poco dopo, seguiti alla lontana da una mano di soldati. Le guardie della Ferma, i commessi, il Baroggi uscirono anch'essi, con promessa di esser pronti alla chiamata del capitano.
I cinque stesi per terra, assistiti dai due cappuccini, vennero fatti porre su altrettante barelle, e trasportati nel loro convento.
Quella medesima notte nel palazzo del Capitano di Giustizia furono esaminati coloro che si consegnarono e fu steso il processo verbale, presente il signor tenente del reggimento Clerici, che nel processo, veduto da noi, è firmato tenente Angelo Birago di Casal Monferrato. Il processo reca anche i nomi degli accusati, e sono i seguenti: don Giorgio Brentani, Guglielmo lord Crall Pietra-Incisa, Gaspare Antolini avvocato, Carlambrogio Negri negoziante, Lorenzo Bruni professore di violino, Amilcare de Brème, Vincenzo Ghisalberti.
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