La partenza precipitosa di lord Crall, all'annuncio che il monastero di San Filippo era stato invaso dalle guardie della Ferma aveva provocato i parlari e messo in movimento le congetture fra quanti erano là radunati in casa Ottoboni. Però, quando venne donna Paola, fu un accordo tacito di tutti di non farle motto alcuno di quel ch'era successo.
Soltanto quand'ella si fu adagiata nel salotto da giuoco a farvi una partita al tarocco coi soliti suoi competitori, la ciarla continuò più abbondante e più investigatrice e più fiscale di prima nella sala della conversazione. In tal modo era trascorsa qualche ora di notte, allorquando entrò l'avvocato Rejna, il padre, crediamo, del noto bibliofilo, che di quando in quando aveva l'abitudine di frequentare quella casa. Entrò circospetto e, con un'aria di mistero che svegliò la curiosità in tutti quanti, chiamò in disparte l'abate Parini, e:
- Guai, caro abate, guai serj. Un disordine, un parapiglia da non imaginarsi il secondo in mille anni.
- Che cosa è successo? - domandò il Parini.
- Prima di tutto... è qui donna Paola?
- È qui.
- Male. Avrei voluto che fosse a casa sua.
- Ma di che si tratta?
- Una compagnia di cavalieri e d'uomini civili con spade e pistole sono entrati nel monastero di San Filippo.
- C'era lord Crall?
- Sì... e sono entrati coll'intento di dare alle guardie della Ferma una lezione che loro lasciasse il segno, e da far nascere un tale scompiglio da costringere l'autorità ad abrogare l'editto del mese di aprile; e lo scompiglio è nato in fatti, ma di tal sorta che sono rimasti in terra cinque tra morti e feriti, e dovettero accorrere i soldati del reggimento Clerici.
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