- Donna Gioconda è tanto spiritosa, che mi obbliga a concedere questa gentile interpretazione a' suoi arguti sospetti.
E a questo punto successe nella sala un generale silenzio che lasciò sentir le voci di quelli che giocavano nell'altra.
- Abbiamo tempo di far la pace, diceva il padre Frisi. Lord Guglielmo non è ancora venuto.
- Come volete... ma non capisco perchè stasera tardi tanto.
Il Parini sentì e, senza dir nulla, dignitosamente zoppicando, attraversò la sala e si recò nell'altra dov'era donna Paola Pietra.
La marchesa Ottoboni gli tenne dietro.
Fattosi presso al tavoliere, dove stava seduta donna Paola:
- Lord Guglielmo, le disse il Parini, non può venire stasera per essere trattenuto altrove da un affare urgentissimo, che le dirò dopo.
- Che novità? ha mandato qualche servitore?
- No... ma finisca la partita e dopo le dirò di che si tratta. Spicciatevi, il mio caro padre Paolo, che quand'anche foste per commettere uno sbaglio, gettando giù una cattiva carta, non si tratta di un calcolo matematico.
- Un poeta non ci perde nulla se confonde il re di spade col re d'oro, rispose il padre Frisi, colla sua consueta facezia; ma un professore di matematica... ci va dell'onor suo... Ah!.... Donna Paola... non avrei mai pensato ch'ella avesse il ventuno... Caro abate, mi sono comportato da poeta questa volta...
La partita finì, il padre Paolo Frisi si alzò, si alzarono gli altri e donna Paola con essi, la quale voltasi impaziente al Parini:
- E che cos'è quest'affare di tanta urgenza?
- Lord Guglielmo ha voluto impegnarsi, d'accordo con alcuni altri gentiluomini, e metter mano in quella brutta pasta dei fermieri, per l'utilissimo intento di convincere l'autorità, con qualche atto clamoroso, dei pessimi provvedimenti da lei presi.
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