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      Ai vecchi avventori se ne erano poi aggiunti di nuovi, tra gli altri un tal Carlantonio Baserga, stato già ragioniere-maggiordomo in casa Origo, poi venuto agli stipendj del monsignor G..., ricchissimo prelato, primicerio della Metropolitana. Quel signor Baserga veniva dopo mezzodì a sorbire la cioccolata al caffè Demetrio, e per essere un collo torto, e per aver fama d'essersi arricchito nell'amministrare le altrui sostanze, ingannando i buoni padroni coll'ostentazione delle più devote pratiche, coll'abbandonare, per esempio, un pranzo in venerdì o in sabato, se mai avesse veduto qualche cappone mostrare i suoi pingui gheroni sulla tavola di un ricco gaudente; per essere, insomma, tenuto in conto d'astuto ipocrita e d'indefesso procacciatore d'acqua pel suo mulino, era malissimo veduto da quella società di gente allegra e un po' libertina.
      Con tutto ciò, guardate caso strano, la prima volta che colui, sentendo a commentare in caffè l'avvenimento del monastero e a parlare di lord Crall e degli altri, pronunciò blandamente una parola, che cangiando di punto in bianco tutta la direzione delle congetture, schizzò uno spruzzo di veleno risolvente sulla riputazione del figlio di donna Paola e su quella di lei medesima, in quell'occasione tutti, o quasi tutti, aguzzarono l'orecchio e lo ascoltarono ansiosi e, osiamo dire, con piacere; con tanto piacere che tacque pel momento l'invidiabile antipatia che avevano per esso.
      Donna Paola dovette allo slancio più luminoso della sua generosa indole, se nella maggior parte che l'ascoltarono nacque un primo senso di maraviglia diffidente e di ripulsione.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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