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      La passione, che è come l'ubbriachezza, lo aveva portato fuori alquanto della sua natura. Sebbene astuto e antiveggente per una straordinaria saldezza d'intelletto, pure, prima di compire il fatto del trafugamento, aveva creduto che nella sola riuscita di quello vi fosse l'adempimento de' suoi desiderj, e si dovessero trovare tutti gli elementi necessarj per mandare ad effetto ogni suo disegno. Ma, dopo qualche tempo, dopo che ebbe messo al sicuro d'ogni ricerca le due fanciulle, dopo che ebbe finito di pensare alla prima parte, diremo così, della sua impresa, la quale per verità era la più arrischiata e la più disperata; forse anche dopo che il Baroggi, invece di confortarlo lo sbaldanzì, ebbe campo di considerare più freddamente tutte le conseguenze possibili di quel primo audacissimo passo, e si turbò. Il fatto segnatamente che dominava, e quasi atterriva la sua audacia, era il contrattempo della fanciulla dei marchesi Crivello, che non s'era potuta svincolare dall'altra. Pensava che la propria ricchezza avrebbe reso meno odiosa la proposta d'un matrimonio agli occhi della nobiltà, che l'amore appassionato della fanciulla per lui avrebbe intenerito i cuori, onde facilmente si sarebbe messa una pietra sui fatti avvenuti; ma a guastargli questa speranza e queste belle idee ridenti entrava il pensiero che i parenti della Crivello avrebbero reclamato dall'autorità la più severa punizione del trafugamento. Bene, dopo l'assalto impetuoso di questi timori, la sua mente feconda almanaccava, improvvisando progetti di difesa e di nuovi inganni e d'insidie nuove; ma colla stessa facilità con cui li aveva improvvisati, li rifiutava poi uno dopo l'altro, con dispetto iracondo, al pari di un poeta che, nell'ansia della composizione, non trovi un'idea che gli attalenti.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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