O giovinette, ascoltate il parere di un galantuomo. Non vi fidate mai della bella faccia e del bel vestito di un giovane ignoto che vi segua al corso, che vi aleggi intorno quando sedete a rinfrescarvi col sorbetto, che rinnovi le pazzie del conte d'Almaviva sotto al vostro balcone. Non vi fidate e, prudentemente, prima di lasciar cadere su di lui una di quelle occhiate eloquenti e compromettenti, che quasi hanno la forza di una cambiale, pigliatevi l'incomodo di domandar conto di esso, di farne assumere le più minute informazioni coll'esattezza di un impiegato di circondario. Io so quello che dico. Il viso ingenuo potrebbe essere la maschera di un perfido mascalzone. Il frac di panno sopraffino potrebbe coprire un debitore cronico, un avventore assiduo della Pretura Urbana. La faccia giovanile potrebbe appartenere al padre di una mezza dozzina di figli mantenuti, più che da lui, dalla moglie venutagli a noja. Però vogliate aver la bontà di confidarvi colle vostre madri e colle vostre sorelle maggiori, se non amate comprarvi affanni e spasimi, e correr pericolo di smarrir la freschezza e la beltà!...
Coloro che furono sì ciechi da credere immorale il nostro libro, si affrettino ad ammirare il sermone or ora fatto e non perdano questa bella occasione di cambiar di parere. Povera Ada! è dessa che ci mise sul labbro le caritatevoli parole.
Se, le prime volte che ella vide la figura del Galantino, e sopratutto quando cominciò a sentire sommosso il sangue da quel leggiadro aspetto, avesse domandato conto di colui alla governante, che, insieme colla livrea di casa Pietra-Incisa, andava a levarla dal convento; certo che la storia dell'ex-lacchè le avrebbe fatto torcere il viso inorridita, tutte le altre volte che si fosse incontrata in esso; perchè la forma esteriore non basta ad acciecare anche la più inesperta delle fanciulle; tanto più poi quando l'amore è ancora nel primo stadio della simpatia, e non è penetrato nel più profondo del cuore.
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Almaviva Pretura Urbana Ada Galantino Pietra-Incisa
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