Per queste cose adunque, allorchè corse la voce ch'ella era in Parma e che alloggiava all'albergo ducale, tosto fu una folla di persone intorno alla porta dell'albergo stesso per poterla vedere, e, tra le altre persone cospicue, furono a visitarla l'abate Frugoni in compagnia del celebre Condillac, stato precettore del figliuolo del duca di Parma, morto alcuni giorni prima.
Il Frugoni, che già s'era trovato colla contessa in Bologna, e ne aveva tenuta parola spesse volte con Condillac quando con esso s'intratteneva alla corte del duca, fu sollecito di fargliela conoscere, perchè, torniamo a ripetere, la contessa Clelia V... era divenuta, come si direbbe con frase moderna, una maravigliosa tanto in voga, che molti andavan superbi soltanto a poter dire: Ci ho parlato anch'io.
Il Condillac, sebbene fosse amico della vita ritirata e fosse grave ed austero al punto che nella medesima Corte ducale, per insolito privilegio, era stato esentato da tutti quegli obblighi consentanei ad un precettore di un principe Infante, pure molte volte avea espresso all'amico poeta il desiderio di conoscere quella donna singolare, nella quale per lui era inconcepibile il contrasto tra la scienza grave che professava ed insegnava, e la storia delle sue avventurose vicende. Andò dunque assai volontieri a farle visita. Ma questa circostanza accrebbe più che mai l'imbarazzo della contessa che aveva tutt'altra volontà che di ricever visite d'uomini illustri, chè il suo pensiero assiduamente assorto dalla sollecitudine che la spingeva verso Milano, si trovò insopportabilmente angariato, costretta com'era a stare in guardia per non perdere la scherma e conservarsi nella sua riputazione, parlando con un uomo che tutt'Europa esaltava.
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