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      «Uscito e messomi a sedere in anticamera, sur una di quelle cassapanche vecchie cogli stemmi che si vedon nelle case de' gran signori, confuso e sbalordito, assistetti alla scena della servitù che andava e veniva, riceveva ordini, li trasmetteva d'uno in altro. Dopo qualche tempo, una di quelle cameriere ch'erano state chiamate a soccorrere la contessa, uscì, e, nominato un servitore: - Fate attaccar subito, disse, e andate allo studio dell'avvocato Agudio dove troverete il giovane avvocato Strigelli. Gli direte che la signora padrona lo prega di venir tosto qui. Dopo andrete dal signor abate Parini, e pregatelo pure a voler lasciarsi vedere entro la giornata. Rientrata la cameriera, partito il domestico, passò una mezz'ora buona, ed io fui lasciato là solo con un altro servitore; nè mia madre usciva, nè io sapeva quel che succedesse di dentro, ed ero pieno di inquietudine e d'impazienza. Quando volle Iddio, uscì mia madre finalmente, e, chiamatomi, mi disse d'entrare a fare il mio dovere colle signore prima di partire; Allorchè rientrai, la contessa era seduta sul canapè, alquanto ricomposta, se volete, ma abbattuta così da far compassione. Donna Paola le sedeva presso e le teneva stretta la mano. Nel punto che mia madre mi sospingeva leggermente verso la contessa, questa mi guardò e mi sorrise in prima sbadatamente; poscia tornò a guardarmi con più attenzione, e mi dette un bacio; finalmente, continuando a guardarmi, voi non sarete per credere, diede in uno scoppio di pianto, nascondendosi la faccia nel fazzoletto.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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