Io ho de' felici presentimenti, e prego la contessa a sperar bene.
- Ma che presentimenti?
- Codesti ribaldi saliti in fortuna son capricciosi... chi sa che non abbia voluto vendicarsi per aver poi l'orgoglio di confortarla, contessa?... Le faccio osservare che insieme colla sua figliuola è scomparsa una figlia de' Crivelli che, per la forma infelicissima del corpo, è tutt'altro che atta ad ispirare amore in chicchessia.
- E dunque?....
- E dunque conviene aspettare ch'ei si presenti, mandarlo a chiamare; se non che, pensandoci meglio, è più conveniente che esso venga di sua voglia.
- Ma io non posso resistere a questo tormento dell'aspettare.
- Non tarderà a lasciarsi vedere, lo creda a me. Si figuri, contessa, se chi per veder lei s'era messo espressamente in viaggio per Bologna, voglia lasciarsi attendere adesso ch'ella e in Milano.
Lo Strigelli parlava in tal modo, com'è facile a credere, non già perchè fosse certissimo di quello che pensava, nè delle congetture che aveva fatto e nemmeno di ciò che aveva detto parergli cosa tanto chiara; ma vedeva la necessità di confortare la contessa in qualunque maniera, anche con pietosi inganni. Non per nulla però donna Paola avealo mandato a chiamare, conoscendo la straordinaria acutezza e la prontezza di veduta prodigiosa di quel giovane giureconsulto, che abbiam conosciuto un po' tardi, ma che vedremo in seguito aver molta parte in questa azione. Avealo poi anche mandato a chiamare perchè a suo tempo informasse la contessa del come era corsa ed erasi chiusa la lite giuridica col conte V... Inoltre avea bisogno di lui per l'intralciata condizione in cui versava lord Guglielmo; ed affinchè volesse prendersi egli l'assunto di farsene difensore innanzi al criminale, chè lo Strigelli, non avendo peranco varcato i venticinque anni, trovavasi ancora nel tirocinio di protettore dei carcerati al Capitano di Giustizia.
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