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      Io ho scoperto tutto, io so tutto. Ed ora credetemi e consolatevi; la vostra figliuola è in salvo, e consolatevi di più, pensando ch'ella è oggi quel giglio puro e immacolato ch'ella era quando uscì di monastero. Consolatevi e credete alle mie parole, chè, per Dio, non sono un bugiardo.
      La contessa si alzò, e per un istante fuggitivo brillò un raggio di contento su quel suo viso augusto; ma poi si rabbujò di nuovo, e:
      - Finchè, disse, voi non mi diate la spiegazione del fatto da parte a parte, giacchè asserite di saper tutto; e la spiegazione non sia tale che mi si snebbii la mente e mi si dilegui ogni mistero, e non vi sia nulla più per me d'inverosimile, perdonate, io non vi credo.
      - Questo è giusto, ma prima è necessario che io apra tutt'intero l'animo mio, e vi esponga la vera e prima cagione, l'unica ragione per cui son venuto qui, e ho tanto insistito per potervi parlar prima a Lodi.
      - Parlate, in nome di Dio, ch'io sto ad ascoltarvi.
      Il Galantino fece due o tre passi per la camera, poi disse:
      - L'amore che mi ha inspirato quell'angelo della vostra figliuola è tale, quale non ho mai provato in tutta la mia vita: esso è di quella forza che non può esser vinto senza che... ma voi vi corrucciate. Io taccio. E si diede a passeggiare innanzi e indietro rannuvolandosi anch'esso.
      - Continuate, continuate, disse poi la contessa, riassumendo nel viso la più completa espressione della severità e dell'orgoglio; chè essa voleva sentir tutto, e nel tempo medesimo voleva quasi porre un freno alle parole del Galantino.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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