È una pazzia il crederlo. Dunque lasciate fare.
La contessa, rassegnata, si affidò alle promesse incoraggianti del giovane avvocato, a cui, mentr'esso si accomiatava, strinse la mano, quasi facendo con quell'atto una nuova preghiera. E donna Paola lo seguì fin nell'anticamera, per dirgli cosa che non voleva fosse sentita dalla contessa:
- Oggi medesimo ho risoluto di recarmi dal conte V...
- E che? pensereste mai d'indurlo...
- No, no. State tranquillo. È un altro il mio fine. Io voglio indurlo a venir qui domani. All'idea di umiliare il Suardi, certo ch'ei ci verrà. In ogni modo, voi mi comprendete... quale consolazione sarebbe se la contessa avesse mai a rappattumarsi col marito... e dopo tanti anni si ricongiungessero! che consolazione per me, pei parenti, per gli amici! Quale edificazione per tutta la città! che insegnamento solenne ai calunniatori farisei! Al conte ho dovuto parlare in più di un'occasione... e, a dir il vero, l'ho trovato migliore di quello che me l'avean dipinto...
- Oh certo, sotto a quella scaglia tutta irta di petulanza feudale, in fondo, chi sa pigliarlo pel suo verso, finisce a trovare un buon bestione, disse lo Strigelli sorridendo; e per certe sue espressioni a cui si lasciò andare parlando con me, quasi non sarei lontano dal credere... ma temo della contessa, temo assai...
- La contessa farà quello di cui la supplicherò... e i venticinque anni sono passati, ed anche i trenta...
- Tutto va bene, ma la disuguaglianza non sta negli anni ma nella testa.
- Eppure è un tentativo che sento l'obbligo di non tralasciare.
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Paola Suardi Strigelli
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