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      Non gli mancava che le spallette e la sciabola per essere creduto un militare in servizio, e tanto più quando si guardava a quella faccia burbera, atteggiata ad una fierezza di convenzione sulla quale, tra il bianco della parrucca ad ala di piccione e il rosso color mattone equabilmente soffuso senza gradazione sulla fronte, sulle guance, sul naso, spiccava il nero di due baffi corti, piuttosto che ai quali avrebbe rinunziato alla corona di conte o per lo meno all'ordine di San Jago. Come poi fossero neri non lo sappiamo, perchè il loro obbligo sarebbe stato di essere almanco grigi, chè nell'anno di grazia 1766 i cinquant'anni doveva averli passati da molto tempo. Ad ogni modo, fosse il privilegio ordinario di natura, o fosse la virtù parigina di qualche pomata che potrebbe forse venire a gara colle miracolose d'oggidì, i baffi erano neri, e basta di ciò.
      Dopo aver girato, senza parlare, lo sguardo intorno alle pareti per osservare i ritratti di famiglia della casa Pietra-Incisa:
      - Quanto potrà tardare a venire questo mascalzone? domandò egli.
      - All'ora di ieri...; però mi pare che potrebbe mancar pochissimo.
      Il colonnello si alzò, e fatto come un giro intorno a sè stesso:
      - Le pare, soggiunse, che dobbiamo riceverlo qui in anticamera?
      - Le convenienze ci vogliono anche con costoro. La contessa jeri gli parlò qui... la contessa ed io...
      Il colonnello stette muto qualche momento.
      - Ma c'è da impazzire, donna Paola, disse poi, pensando che nelle mani di costui, precisamente nelle mani di costui doveva cadere quella.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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