Ma quel benedetto frate di sant'Ambrogio ad Nemus, tenendo conto con molta precisione di tutto quello che avvenne del Suardi e che giunse a di lui notizia, registrò, sebbene meravigliandosi anch'esso (il che proverebbe che al pari di noi non avesse molta opinione della giustizia relativa), registrò tal fatto che non possiamo assolutamente levare da questa storia, a dispetto de' nostri principj d'arte: e perchè il vero non è una cosa che a capriccio si possa pigliare quando ci torna utile, e respingere quando è incomodo, e perchè da questo fatto tanti altri ne dipendono per conseguenza necessaria, che, ad alterarlo o a distruggerlo, bisognerebbe poi far tutto il resto di sola fantasia, il che è assolutamente contrario al nostro intento.
Abbiamo dunque lasciato il Galantino sotto al baldacchino di drappo, in seriissima consulta co' suoi pensieri, i quali, sotto diverse forme, gli ricomparvero poi nei sogni dell'alba, quando finalmente potè chiudere gli occhi a dormire. Ma ad onta della veglia durata si destò presto, e si alzò, e discese nello studio. L'aria elastica del mattino, una tazza d'acqua freschissima bevuta in un fiato, un'occhiata ai libri mastri, due parole fatte col giovane di studio che teneva la corrispondenza, lo misero in tôno, tanto che uscì persino in qualche celia.
Esaminati così i mastri e rallegratosi, perchè l'idea di una gran ricchezza che va sempre crescendo ravviva lo spirito anche più dell'aria sana e dell'acqua fresca, ritornò all'appartamento superiore, e si dispose alla toilette, la quale non ostante la gioventù ancor viva e la bellezza che non avea bisogno d'ajuto, pure gl'involava tutti i giorni un'ora buona, per quella sua innata predilezione allo sfoggio e alle delicatezze profumate del vivere.
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Ambrogio Nemus Suardi Galantino
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