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      La contessa non ebbe tempo di maravigliarsi di questa, che pur doveva essere per lei, stranissima notizia. Ma rivoltasi alla cameriera:
      - Spācciati dunque, che non c'č tempo a perdere. Credo bene che si partirā subito subito? soggiunse poi rivolgendosi allo Strigelli.
      - Quel che si dee fare si dee far tosto. Ma la signora contessa, giacchč ha avuto tanta pazienza fino ad oggi, la prolunghi fino a domani, e voglia persuadersi che č molto meglio che io parta solo colla cameriera qui di casa, che fu giā governante della ragazza. Anche il signor conte voleva venire in persona ad accompagnarmi, ed io l'ho persuaso... Ma dov'č il signor conte, domandō a donna Paola, non č egli entrato qui con noi?
      - S'č fermato di lā, ella rispose, perchč non si permise d'entrare prima che...
      E donna Paola, interrompendosi ad arte, guardō la contessa, pigliandola per mano e stringendogliela con gran significazione, senza dir altro, perché non voleva che lo Strigelli fosse testimonio di quella soverchia ostinazione della contessa.
      Ma questa, senza dar peso nč alle occhiate nč alle parole nč alla stretta di mano:
      - Non sarā mai, avvocato, soggiunse, che io debba fermarmi a Milano ad aspettare. Non sarā mai.
      - Quand'č cosė, faceva osservare donna Paola, stiamo a quanto vorrā il conte... Lasciate fare, avvocato... Se ella sa pregare il conte in modo che esso le permetta d'andare a prendere la figliuola, lasciate fare. Suvvia dunque, andiamo di lā, cara Clelia, e giacchč avete questa smania, troppo giusta del resto, d'andare voi stessa in compagnia dell'avvocato, saprete trovar le parole da persuadere il conte.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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