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      Ma in quel punto comparve sulla soglia della sala la contessa Clelia, preceduta d'un passo dal giovine avvocato Strigelli.
      Era da quindici anni che il conte e la contessa non si vedevano. Però, quand'anche e l'uno e l'altra si fossero trovati in una diversa condizione d'animo e di cose, sarebbe sempre stato pieno di turbamento e di solennità quell'istante del rivedersi dopo che de' fatti gravissimi li avevan tenuti divisi per tanto tempo. Or pensi il lettore come si accrescesse quel perturbamento, e come fosse fatta angosciosa e terribile quella solennità, nella stanchezza di spirito onde era sopraffatta la contessa, nel fremito iracondo onde era colto in quel momento il conte.
      La faccia di lui, il suo corpo stettero immobili alla vista della contessa, come se una virtù arcana vi avesse comunicata la rigidezza inalterabile di una figura marmorea. In quanto alla contessa, che, e per le parole di donna Paola e per quelle dello Strigelli, si attendeva dal conte il più benigno accoglimento, si rattenne più attonita che spaventata, vedendo quell'occhio torvo e quel viso arcigno, e non osò fare un passo di più, e si volse allo Strigelli come se gli dicesse:
      - Or che v'ho detto io?...
      Donna Paola, che non s'era atteso quel repentino mutamento nei modi del conte; lo Strigelli, che aveva incoraggiata la contessa a venire al cospetto del marito, coll'assicurarla ch'esso la stava attendendo colla più benigna disposizione d'animo, non seppero trovar parole per togliere la contessa dal suo imbarazzo, per ispianare la fronte accigliata del conte.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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