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      La coperta gialla di filugello assume nuovo incarico, e va a servir di tappeto alla finestra e al poggiuolo; le secchie di rame e le secchioline di latta emigrano dalla cucina e vanno ad appendersi all'archetto della porta, fatte più lucenti del solito dalla cenere e dal pomice, per esser pari all'onore di tenere in fresco qualche mazzo d'ortensie appariscenti, circondate d'arundini listate.
      Il canarino, il fringuello, il capinero, il merlo, soliti a far compagnia alle vecchie casalinghe, lasciano anch'essi la cucina e il terrazzo, e vanno a pigolare al pubblico, sulla porta della casa, o nelle gabbie messe a nuovo e guernite di foglie di lattuga e d'indivia, ornamento e cibo al tempo stesso. Giorno solenne, in cui chi possiede qualche vecchio arazzo è sollecito di decorarne le pareti esterne della casa; e la solerte fanciulla espone al pubblico il tuo tappeto a scacchiera d'arlecchino, fatto coi ritagli di panno a vario colore, sfuggiti già in più anni alla forbice paterna.
      Se dunque per una festa che deve durare mezz'ora è tanta la giocondità che percorre le case, ed esalta segnatamente le persone giovani e i ragazzi, è facile imaginarsi che commozione febbrile ci doveva essere nei preparativi di una festa pubblica che aveva a distendersi da un capo all'altro della città, e in cui la devozione pel santo festeggiato e le congratulazioni per alcune persone a cui si credeva che in quei giorni la fortuna avesse voluto dare una beneficiata, dovevan ricever la loro sanzione ed essere documentate da tante cene quante eran case in Milano; e in cui tutti gli stomachi, come avviene nel dì di Natale, avevano il permesso di affrontare tutti i pericoli di una replezione, e gli aridi esofaghi d'inaffiarsi al punto che cessasse il buon accordo tra le teste e le gambe.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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