Tra gli architetti poi sedevano il prospettico Bibiena sessagenario, e il giovane Simone Cantoni, i quali rappresentavano in sè stessi il tramonto dell'arte che sbizzarrisce e si perde per eccesso di fantasia e di audacia, e il sorgere della scuola severa inaugurata a Roma, a cui sono impacciati i voli per l'esclusiva adorazione delle tradizioni italo-greche. Vicino a questi sedeva un fanciullo, anzi un abatino di dodici anni, che il Bibiena sessagenario aveva carissimo per l'acutezza d'ingegno che mostrava, e per la non comune attitudine che aveva alle arti del disegno. Quel fanciullo era Giuseppe Zanoja d'Omegna.
Il Bibiena, che aveva condotto alcune opere nel palazzo del conte V..., si alzò e si mosse e s'appressò allo sportello per inchinarsi alla contessa, la quale nel girar lo sguardo su tutti quegli artisti là riuniti, non potè a meno di chiedergli, maravigliando, per qual motivo fosse tra loro quel piccolo abatino; e l'abatino, chiamato dal suo maestro, dovette lasciar la tavola e farsi innanzi e rispondere alle domande della contessa, senza saper togliere gli occhi dal volto della fanciulla. Ed ora se il lettore sente le minacce della noja, costretto com'è a passare in rivista tante cose, di cui probabilmente gli importa poco o punto, lo consoleremo con un po' di pausa, e colla promessa di un avvenire migliore.
VII
Se alcuni dei nostri lettori, quando non sien tutti, il che non è lontano dall'improbabile, si annojano a tener dietro alla carrozza delle nostre due eroine, vuol dire che per questa volta si trovano in una condizione peggiore dei due lacchè che la precedevano colle torcie a vento, e che obbligati in quella notte a camminare di passo, respiravano invece a tutto loro agio, vuotavano i bicchieri di vino che loro venivano sporti dai banchettanti e si divertivano, senza fatica, ritardando con quell'impreveduto riposo l'inevitabile ernia dei vecchi anni.
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