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      I quali due lacchè, quando il cocchiere applicò leggermente alle loro gambe lo scoppiettante spago della frusta (perchè era un vezzo dei cocchieri, quando erano di buon umore e andavan d'accordo coi lacchè, di far loro quel complimento, credendo così d'innalzarli fino al grado dei cavalli), lasciarono quelle catapecchie del Camposanto, dove a stento la carrozza si era internata, ed ajutando a mano i cavalli ad uscirne, precedettero il carrozzone lungo i fianchi del Duomo, ed entrarono trionfalmente su quella che anche allora, come adesso, con un coraggio degno di miglior causa, si chiamava la piazza del Duomo; ma foss'ella o non fosse una piazza, alla vista del carrozzone di casa V..., sorse tutta come un sol uomo, mandando tali evviva da intronarne l'aria e da minacciare, se non i pilastroni del Duomo, almeno le impalcature che stavano a molte parti di esso, e segnatamente alla guglia massima che era ancora in costruzione. Il Coperchio de' Figini, illuminato a giorno, dentro e fuori, presentava un ordine lungo di banchetti, ed eran quelli dei proprietarj delle botteghe colle loro mogli, coi loro figliuoli, colle loro fantesche. Il rumore delle voci e le liete strida infantili e le trombette acutissime onde i papà eran stati indulgenti ai figliuoli, soverchiavano tutti gli altri suoni, e rendendo inutili le orecchie, la libertà di scelta non rimaneva che agli occhi, i quali, dai banchetti, situati sotto il coperchio, giravano a veder una lunga fila di tavole che dalla porta maggiore del tempio andava a finire alla porta della casa che le sta dirimpetto, alle quali tavole, divise in più scompartimenti, sedevano altre università d'arti e mestieri: l'università dei ricamatori, dei tessitori, dei mercanti di lana, dei sellari.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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