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      Ma la carrozza, ad onta del terreno che si affondava spesso, percorse in breve tutto il bastione di porta Romana, e giunse a quello di porta Tosa, e trasvolò innanzi alla cupola della Passione, e in breve fu alla porta Orientale. Arrivata dove il bastione inclina alla città, uno splendore straordinario che usciva dalle piante di un giardino e una confusa armonia di voci e canti e suoni colpirono l'attenzione della contessa, che domandò al cocchiere:
      - Or che è questo?
      - È il signor marchese Alberico F... insieme colla solita brigata, rispose il cocchiere.
      - Allora fermati qui, gli disse la contessa nell'udire quel nome.
      I cavalli si fermarono, trattenuti da una forte imbrigliata. I lacchè sostarono anch'essi, ansando come due mantici di maniscalco quando soffiano nella massima furia del lavoro notturno, ed asciugandosi il sudore che pioveva di sotto alla prolissa cesarie.
      - Non si può entrare in città, scansando di passare per di qui? chiese poi la contessa.
      E il cocchiere che aveva compreso dove andavano a finir quelle parole:
      - Non pensi a nulla, signora contessa, chè io, anche passando in mezzo a costoro, tirerò via di buon trotto, e la carrozza non sarà trattenuta da nessuno.
      - Bene, ma aspetta un momento.
      E intanto s'udiva la musica d'un minuetto; ed era quella precisamente che Mozart trasportò molti anni dopo nel suo Don Giovanni nella scena della festa; perchè, come abbiamo già fatto osservare, il grande Mozart prendeva spesso in piazza i motivi già fatti popolari, affinchè trionfasse la verità in tutta la schiettezza ne' suoi drammi sublimi.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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