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      I suonatori d'orchestra, per esempio, parlavano benissimo di lui, perchè quando taceva il teatro, era per lui se scansavano il pericolo di andar ad impegnar il contrabbasso o il violino; i portinai del teatro lo portavano a cielo, perchè non c'era nessuno che lo superasse nell'abbondanza e nella frequenza delle mancie. Gli impresarj, i mediatori teatrali che da lui avevano tante incombenze d'ingaggio ed erano ben pagati, tra le altre cose ebbero persino a lamentarsi perchè non fosse nominato direttore perpetuo del regio ducale teatro. Ed anche fuori di Milano, anche nelle altre città del Ducato non si parlava male dì lui, perchè se alla testa dei suoi soldati non vi recava la scuola dei buoni costumi, vi metteva bensì in movimento molto denaro; chè s'era proposto d'imitare il celebre general Clerici, il quale, quando si moveva, trasportava seco un'intera compagnia teatrale d'opera e ballo pur nelle stesse fazioni di guerra, avendo fatto erigere più volte a proprie spese dei teatrini posticci per rallegrare i bivacchi notturni. Fido infatti a questa imitazione, il marchese Alberico aveva lasciato buonissimo nome di sè anche fuori d'Italia, quando nel 1759, giovane di ventott'anni, aveva militato ad Hohenkirchen sotto al generale Lascy, il Vauban della Germania.
      Dopo tutto ciò, questo Sardanapalo cogli spallini e in calzettina di seta; questo Baldassare non minacciato da nessun motto arcano e non intercedente spiegazioni da verun profeta di sventure, in quella notte dei banchetti generali, per mantenersi nel suo primato di sibarita scialoso, aveva aperto intorno a sè una specie di corte bandita.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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