Gli occhi soltanto e il naso erano lasciati in libertà; ma di sotto all'ombra fitta del cappello, che radeva il sopraciglio, avevano un'apparenza truce e sospetta.
I rivenduglioli di carte e stampe e bullettini gridavano intanto sulla piazza: «Signori! Il credo del Papa per due soldi; Il discorso dell'Ussaro, signori! - Il sogno dell'arciduca Ferdinando. - La bolla di Pio VI. - Avanti, signori, chi compera, signori?» Poi tutt'a un tratto, tra le diverse voci di quei pubblici schiamazzatori se ne sentì una più forte e più invadente di tutte, e veniva da un nano tutto coperto, dalle spalle alle piante, per nascondere il perfido sistema delle sue gambe, di un soprabito rosso color fuoco, sormontato al petto da un gran medaglione inargentato, avente nel mezzo un occhio del Padre Eterno: A S. Lorenzo, signori! gridava quel nano: - Il cittadino arciprete farà a momenti la predica del papa. - A S. Lorenzo, a S. Lorenzo!
Il signor Giocondo Bruni, quel nostro vecchio amico, che non avrebbe mai dovuto morire; quella storia animata ed ambulante che il lettore ben conosce, e che ci raccontò tante e tante cose che non stanno nei libri, perchè i libri troppo spesso sdegnano di raccogliere gli sparsi minuzzoli del vero, senza dei quali il vero non è però mai completo: il nostro signor Giocondo, dunque, si trovava anch'esso quella mattina, insieme cogli altri, sulla piazza della Scala, anch'esso, già si sa, col suo cappellone e il suo coccardone e il suo cravattone e anch'esso atteggiato al burbero, perchè un legittimo repubblicano non poteva aver sorrisi e grazie senza correr pericolo di parer un tepido, e, quando l'altrui malumore l'avesse voluto, anche un pericoloso cittadino.
| |
Papa Ussaro Ferdinando Pio VI Padre Eterno S. Lorenzo S. Lorenzo S. Lorenzo Giocondo Bruni Giocondo Scala
|