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      «Adriano IV ha detto che la corte di Roma era macchiata di morali disordini: Scimus in hac sancta sede, aliquot jam annis multa abominanda fuisse, et omnia in perversum mutata.
      «Non sono io dunque che parlo; non è a me che voi avete obbligo di prestar fede. Ma se venerate San Bernardo, se avete fede nei papi Innocenzo e Adriano, se avete rispetto alla parola inappellabile dei concilj, dovete dire che io non ho fatto che ripetere contro la curia romana e il potere pontificale quelle accuse che furono già scagliate da quei grandi e santi uomini. - Ascoltate dunque coloro, se non volete ascoltar me.
      «La veneranda Chiesa cattolica, egli è G. C. che la istituì; le diede precetti fondamentali di umiltà, di giustizia, di carità; la premunì pien d'amore per essa, di tantissimi sacramenti; la fecondò coi suoi divini esempj, colla predicazione, cogli stenti, colle fatiche; la consolidò col sangue e colla morte. Ma guardatevi, disse a' suoi discepoli, che tra voi non escan fuori uomini scellerati e perversi; tenteranno costoro di perturbarla, di disordinarla, di distruggerla: Nascentur ex vobis viri peversi ut abducant post te discipulos suos. - Il testo è di S. Paolo.
      «Ma che cosa dunque si deve fare per ovviare a tanti disordini? Richiamare il pontificato alla santa semplicità delle sue origini;. fargli restituite i doni funesti che ebbe dai re della terra. Costringerlo, per dir così, ad esser santo, obbligandolo alla sola giurisdizione spirituale. Uomini e sacerdoti ignoranti e pregiudicati vi hanno detto che, tentar di smuovere la temporalità del potere papale, è atto sacrilego, e tale da meritarsi la pronta punizione di Dio.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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