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A questo punto l'arciprete predicatore, il quale, esaltato dal suo tema, aveva percorso tutto il diapason della sua voce sonora, cangiò tono e modi a un tratto, come se l'oratore ecclesiastico cessasse dalle sue funzioni e sottentrasse il cittadino consigliere ed amico del popolo; cangiò tono e modi, e così prese a dire:
«A coloro i quali, siccome ho già fatto osservare, hanno più pietà che lumi e buon senno, farà meraviglia che io vi abbia chiamati qui per invitarvi ad assistere ad una rappresentazione in teatro, dove il pontefice è messo in scena. Ma siccome è corsa voce, che alla persona del pontefice fosse fatta ingiuria, e che una satira indecente lo esponesse al dileggio del popolo, così vi esorto a credere, che questa non è che una menzogna dei religiosi fanatici, e una vana paura degli spiriti deboli. Il papa vi è rispettato. Bensì la rappresentazione è condotta in modo che serva di ammaestramento al popolo, e proponga utili consigli a coloro che hanno promesso di voler chiudere finalmente le vecchie piaghe d'Italia.»
E il predicatore, dopo queste parole, scomparve dalla vista dell'uditorio affollato, il quale cangiò l'attenzione silenziosa in un bisbiglio, che man mano si fece sempre più rumoroso; chè le varie opinioni vennero manifestandosi in tali discussioni, da far credere che la rotonda di San Lorenzo fosse piuttosto un'aula parlamentaria che una chiesa. Questa nullameno si andò vuotando a poco a poco, senza disordine di sorta. Bensì avvennero disordini gravi sulla piazza della Scala e nelle contrade laterali al teatro, per la gran folla che vi si accalcò verso le ore tre dopo mezzodì. Lo spettacolo davasi gratis e a porte aperte, e tutti volevano giungere in tempo per trovar posto.
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