E una terza comparve pure a fermar l'attenzione generale. Meno bella delle altre, anzi, per certi guizzi fuggitivi delle linee del volto, tale da parere irregolare, di quella irregolarità che lascia sospetto di deformità morale; era però maestosa e plastica delle forme del corpo. Ella si assise girando intorno sugli spettatori il suo occhio d'aquila. Veniva colei dai bassi fondi della società, ma dotata di scaltrissimo ingegno: seguì e s'accompagnò alle sorti di un avvocato, furbo, acuto, avaro, ladro; fu una delle dee infernali dell'eccidio del Prina. Ma basti anche di questa donna, e tiriamo innanzi.
I cinque ordini dei palchi, in un quarto d'ora di tempo, apparvero dunque tutti splendidi di beltà più o meno giovani, sormontate tutte quante dal rosso berretto, ad espressione non problematica di colore politico, e sovente a tutela della sicurezza personale. E in ragione che salivano gli ordini dei palchetti, scemava il valore nominale delle donne repubblicane; le modeste, le prudenti, le timorose temevano più che mai la berlina della prima fila; medesimamente le foggie si facevano tanto meno obbedienti al figurino, e il pudore, tanto più ci guadagnava quanto più si ascendeva; ma il pubblico, quantunque non in tutto approvasse quella trionfante protervia e delle tre dee e delle altre che facevan cerchio in prima fila, pur le festeggiava, come succede sempre dell'arte falsa messa in concorso coll'arte vera.
Alle ore sette, il direttore De Baillou diede dell'archetto in sulla latta, e tra il costante mormorio della platea l'opera incominciò, e i cantanti si sfiatarono senza che il pubblico si desse nemmeno per inteso, perché era venuto in teatro per tutt'altro, e i consolidati dei soprani e dei tenori avevano in quel biennio sofferto un ribasso formidabile.
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Prina De Baillou
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