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      Soltanto attrasse l'attenzione la fine del primo atto dell'opera, ma non già per il merito del dramma e della musica dell'Ademira, ma sibbene perchè e dramma e musica e maestro pensarono bene, a stornare le fischiate, di trasformarsi in una strofa d'occasione. L'atto normale si chiudeva cogli affanni e le lagrime della prima donna, e colle parole:
     
      Quest'acuta gelosiaNella tomba mi trarrà
     
      ma, tutti i cantanti, compresa la prima donna in lagrime, e i coristi, proruppero invece di punto in bianco nei seguenti versi:
     
      A suon di violini,
      Di corni e clarinetti,
      Con giubili perfettiAndiamo a festeggiar;
      E per render la gioja paleseD'un bel canto patrioto francese
      L'aria intorno facciam risuonar.
     
      E il canto patriota finiva con questa stanza:
     
      D'âge en âge, de race en race.
      Que le plus brillant souvenirPorte jusqu'au sombre avenir
      Les prodiges de notre audace!
      Que nos neveux, leurs enfans,
      Par nous à jamais triomphans,
      Nous doivent leur indépendance!
      Que le monde brise ses fers!
      Et que ce jour cher à la France
      Soit la fête de l'univers.
     
      Siccome e strofe e musica erano conosciutissime, perchè state composte e cantate fin dall'autunno dell'anno prima, ed appiccicate, senza badare al senso, con violenza demagogica all'ultima scena dell'Astuta in amore, di Fioravanti; così gli applausi da tutte le parti del teatro scoppiarono contemporaneamente alle prime battute del canto patriotico, e lo accompagnarono, con quel crescendo naturale che poi diventò arte con Generali e con Rossini, fino alle ultime note. Le grida di Viva la Francia, Viva 1'Italia succedettero a quel canto con tempestosa irruenza, e insieme i Viva la libertà e l'eguaglianza; alle quali voci fuse in una sola onda sonora, come quella del mugghiante oceano, si sovrappose, partendo dalle alte vette, non dell'Olimpo, ma del loggione, una voce stentorea di trachea taurina, che gridò Viva la Dionisa.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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