- Io?
- Voi, molto reverendo.
- Io no.
- Allora sarà difficile di trovar l'assassino.
- L'assassino!?... balzò in piedi, gridando come un energumeno il monsignore ex-professore di casuistica. - Ma chi è costui che parla di tal modo qui? ma che parte è la sua? È un nemico di Satana costui? o è un nemico nostro? Ma è assassina la legge quando fa morire un nemico della società? Ma perchè da tanti secoli tutta l'umanità ha convenuto di venerare come eroine fortissime, inspirate dal divino volere, e Giuditta appunto e Giaele?
- Io ho poca intimità, monsignore, con queste due donne, rispose il Galantino: e non ho la vostra sapienza; ma se sono disposto a batter le mani alla legge quando fa morire un assassino, trovo poi che è sempre tale chi ammazza altrui a tradimento, per quanto ottimo ne possa essere il fine... Io sono piuttosto ignorante, e non sono molto addentro negli affari di questa signora Giuditta e di quell'altra che si chiama Giaele. Ma siccome ho sentito la Betulia liberata del maestro Guglielmi, dove cantava l'Agujari... che voce eh... marchese? che vocalizzi! che trilli! quelli eran tempi!... ma tornando a noi, so benissimo chi era anche Giaele, perchè ho visto il ballo grande di monsù Pitraux, intitolato Debora e Sisara, e so i meriti di colei; e più ancora quelli della mima che la rappresentava, la Giuliana Bidò, famosissima e cara e tonda tutto quel mai che si può dire; qui il marchese lo sa meglio di me...
Avendo dunque visto assai bene quel che han fatto e l'una e l'altra, dico e sostengo, e mi pare che l'ignoranza giovi a qualche cosa, che oggi tutte le Giuditte e tutte le Giaeli, colte sul fatto, e anche col solo appoggio d'un pajo di testimonj, diventerebbero proprietà del tribunale criminale.
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