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      - Allora, continuò il vescovo, rivolto ai sacerdoti che si trovavano là, ritornerete alle vostre arcipreture, ai vostri vicariati, alle vostre cappellanie; quando il momento sarà giunto, riceverete da me le opportune istruzioni. - E il signor Suardi? disse poi voltandosi a lui con dignità ostentata.
      - In quanto a me lasciate che mi regoli da me, che regolerò anche loro signori. - Il generale Bonaparte percorre come un fulmine tutti i punti della base della guerra; ma ha anche 27 anni. Ma anch'io mi troverò dappertutto, e non lascerò tempo nemmeno al tempo, sebbene abbia i miei sessant'ott'anni passati. A rivederci dunque.
      Il marchese rimase. - Il vescovo e gli altri uscirono. - Dopo pochi minuti, quand'era uscito anche il Suardi, s'udì sotto l'androne del cortile lo scalpitio de' cavalli e il rumore delle carrozze che dovevano condurre al loro destino quei reverendi congiurati.
      Quando il marchese fu solo, avendo sentita nell'anticamera una voce femminile, si alzò, facendo un gesto di malcontento, e disse tra sè:
      - Cosa diavolo viene adesso a far qui mia figlia?
      Or chi era questa figlia?
      Era la contessa A..., che noi abbiamo già conosciuta e descritta la sera del ballo del papa; la bellissima delle tre dee, quella che lasciò vedere, stando in palco, la massima parte possibile della sua nudità.
      La quale contessa A..., incontratasi nel Suardi:
      - Come siete qui, cittadino? gli disse con una disinvoltura gaja e baccante, perchè i suoi vent'anni, e la folla dei corteggiatori, e la schiera scelta e squisita degli amanti, e l'amor proprio femminile perpetuamente lusingato, la tenevano in una continua condizione come di vanitosa ebbrezza.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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