.Questo colonnello Landrieux abitava in casa Annoni, e là quotidianamente si radunava la congregazione bonapartista. Qui si rivolse dunque il cittadino Suardi.
Entrato nel palazzo, quando mise il piede sul primo gradino dello scalone, sentito che alcuno parlava al disopra della propria testa, si fermò per un atto macchinale, e ascoltò il seguente dialogo:
- Tutto va bene, tutto procede colla sicurezza di un esito felice. Ma, prima di venire agli atti definitivi, c'è un passo da fare.
- Che passo?
- È necessario lasciar da parte il banchiere Suardi. Io non so ancora come costui abbia potuto introdursi nella nostra società.
Il Suardi naturalmente aguzzò le orecchie, anche per sentire se gl'interlocutori discendevano.
- Tu hai ragione, continuava uno di quegli interlocutori; ma come si fa adesso?
- Come si fa? Non gli si dice più nulla, e si fa tutto senza di lui. Se le cose andassero bene, come pare, il Suardi ne menerebbe gran vanto, perchè costui non fa nulla senza il suo perchè; e il general Bonaparte non mancherà di rimproverarci d'aver messo a parte di un'impresa così solenne un uomo che... già non è possibile che il generale non venga a sapere all'ultimo la vita e i miracoli di questo furfante milionario.
Il Suardi si ritrasse, perchè sentiva che gli interlocutori discendevano. Si nascose in un androne, e stette là sin che vide a partire i due maldicenti, che eran Porro e Caleppio.
Quando il Suardi entrò nel palazzo Annoni, non aveva nessun disegno nuovo in testa; era venuto là per assistere alle dispute della congregazione, a cui era stato ammesso dal colonnello Landrieux, e nulla più. Ma le parole udite e il dispetto che ne provò, gli fecero spuntare in testa improvviso e adulto un pensiero.
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