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      Questa vegliarda severa stava seduta a lato di un tavolino sul quale era dischiuso un libro; portava gli occhiali d'ebano inforcati sul naso e, tenendo alzati gli occhi al disopra delle lenti, guardava fissa da qualche tempo la figlia della propria figlia, della contessina Ada, ai freschi e leggiadri quindici anni della quale, che appena contava allorchè la vedemmo l'ultima volta, se ne erano aggiunti trentuno; il che vuol dire che, nel 97, aveva quarantasei anni: età incomoda e nojosa tanto per gli uomini che per le donne; chè i primi hanno cessato di amare, le seconde di essere amate, messe in discredito dai reumatismi, dalla gotta incipiente, e dall'età critica. Tuttavia, se questa è la regola generale, le eccezioni non mancano; e in quanto alla contessa Ada, se non avesse avuto tutt'altro per la testa, ben avrebbe potuto suscitare ancora qualche simpatia in coloro, almeno, che per bizzarria, sono capaci di anteporre le bigie giornate d'autunno e la cascata delle foglie ai soli sfacciati del giugno e del luglio. Essa, nella persona, serbava intatta la leggiadria d'un tempo, e nel volto mobilissimo aveva qualcosa che in parte nascondeva quell'età.
      Anzi, a spiegarci meglio, quel volto, per la mobilità accennata, era così ineguale, che pareva cangiare età ad ogni lieve guizzo di muscoli. Certo che non avremmo consigliato mai la contessina Ada ad esporsi al perfido sole di mezzodì, e molto meno ai fatali riverberi di un muro tinto in giallo, chè allora il lavoro che il tempo aveva fatto su quella faccia, saltava fuori da tutte le parti, e tradiva cento macchiette cutanee, e qualche ruga ribelle ai lati e sotto gli occhi, e qualcosa come di pesto e di frollo e di sciupato nelle guancie, serbanti però sempre la giovanile pozzetta; ma tutti questi guasti scomparivano, appena un raggio propizio di luce pittorica avesse investito quel volto, o un riflesso benefico di qualche tenda serica, azzurra o rossa; o, meglio di tutto, quell'albore annacquato che è in una camera illuminata di notte da una lampada.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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