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      - Fatta una terza eredità, aveva lasciato l'esercito; ma i parenti avendolo interdetto per prodigalità, indispettito tornò a riprendere il suo grado nell'esercito del Reno, dove trovavasi ancora. Più giovane della contessa Ada, l'avea sposata, vedovo già da due volte e dopo aver fatta l'infelicità di molte e molte donne; chè, ad onta della sua torbida fama, aveva sempre esercitato sul sesso debole un fascino irresistibile.
      Questo era il padre di donna Paolina, osservando il cui ritratto, ella s'era venuta a grado a grado spogliando. E qui i giovani lettori non isperino una descrizione, chè ci preme troppo la calma del loro sangue.
      Soltanto diremo che, quando mise il ginocchio, oh che ginocchio!!! sul letto, a un tratto balzò giù, e tratto un cassettone di un guardaroba, ne levò.... che cosa? Un elmo con criniera; un'assisa verde coi risvolti bianchi; un pajo di calzoni di daino bianco; un pajo di stivali; una sciabola.
      Ma a chi appartenevano? a lei. Ma in che modo? ecco.
      Nel carnevale, al collegio dond'ella era uscita pochi mesi prima, s'eran date alquante rappresentazioni comiche; di quelle che un certo professor Ghedini Mirocleto allora scriveva apposta pei collegi, press'a poco come sarebbero oggi quelle del Genuino.
      Fra quelle commedie, che noi abbiamo letto, e che sono d'una miseria incomparabile, esso ne aveva scritto in quel tempo una d'occasione, che s'intitolava Il dragone benefico; una bestialità in punto e virgola, ma che era piaciuta alla direttrice del collegio, la quale pregò donna Paolina, allieva emerita, ad assumere la parte del protagonista.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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