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      Il Suardi aveva preso a proteggere il povero figliuolo del disgraziato Baroggi; lo aveva fatto educare senza risparmi; aveva sentito e sentiva per lui qualche affezione, che in certi momenti diventava anche caldissima. Ma egli era avvezzo a sagrificare tutto ai proprj fini; avrebbe sagrificato anche i figli, se ne avesse avuti; onde non vi poteva essere un'eccezione nemmeno pel Baroggi. Se non c'era la necessità di adoprarlo, lo risparmiava ed era contento; ma se la necessità facevasi imperiosa, sentivasi disposto ad immolarlo freddamente, e addio affezioni. Nella categoria degli uomini belve il Suardi poteva essere qualificato come il leone messo a raffronto col tigre: il primo divora per fame; il secondo per rabbia e voluttà di strage.
      Ora, tornando al teatro della Canobbiana, la contessa A... assaporò a lungo il piacere di sedere in palco dirimpetto al bel capitano; chè tutte le donne che fanno all'amore per passione e per diporto esultano nel mostrare al mondo, quasi in atto di trionfo, l'ultima loro conquista: in ciò non molto dissimili dai fanciulli che con giubilo fanno vedere a tutti l'ultimo loro giocattolo. Ragion volle però che, uscendo dal palchetto, dove erano entrati altri aspiranti, lasciasse lo strenuo dragone per farsi accompagnare da loro in Ridotto dove, di quel tempo, si raccoglieva il fiore della cittadinanza, e dove, anche dopo finito lo spettacolo teatrale, si prolungavano sino ad ora tardissima la conversazione e il giuoco.
      Il Suardi, colto il momento che il Baroggi fu solo, lo prese sotto il braccio, e così gli disse:


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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