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      Per lei dunque non esistevano pių nč ostacoli, nč riguardi, nč paure di conseguenze funeste. Inoltre č da aggiungere che, a cagione della torbida e procellosa vita che suo padre, il conte S..., avea sempre condotto sin tanto che stette a Milano in casa propria, e a cagione delle inqualificabili di lui stranezze, che soltanto quell'angelo soave di donna Ada aveva potuto sopportare; si pensō fin quasi dalle fasce di far educare altrove la fanciulla. Avendo ella dunque vissuto pių di quindici anni lontana dalle pareti domestiche e dalle cure materne, e l'educazione cominciata fuori di casa essendosi dovuta compire fuori di casa, donna Paolina stava da troppo poco tempo presso la mamma e la nonna. Certo che il germe dell'amor figliale c'era tutto, ma non aveva potuto diventare adulto e forte e tenace a segno che fosse superiore ad ogni altra passione. La colpa non era di nessuno, non era che della maledetta fatalitā, di cui la vittima prima aveva ad essere donna Paolina appunto.
      Or tornando al momento in cui ci troviamo, ella aspettō che la casa fosse tutta nella pių profonda quiete del sonno; poi uscė ad esplorar la notte all'esterno; discese nella consueta sala terrena e leggerissimamente aprė le imposte del finestrone che metteva nel giardino.
      Entrō in quello; andō a guardare se il fondo del naviglio era tuttora asciutto: lo era in fatti. Diede un'occhiata all'ingiro, nei giardini attigui, alle' finestre ed ai terrazzi delle case vicine, per accertarsi se tutto fosse perfettamente in riposo, e se nessuno, vegliando a quell'ora, potesse vedere e notare e riferire.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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