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      Allora prese una breve scala a mano, di cui in que' dì aveva fatto uso il giardiniere per potar le piante, la calò fuori del parapetto, fino a toccar il fondo del naviglio stesso; poi risalì prestissima nella propria stanza.
      Là, in tutta fretta, chè l'impazienza e la fibra tutta convulsa ed esaltata non le concedevan riposo, vestì i calzoni di pelle, mise gli stivali, infilò l'assisa, si cinse lo squadrone, si calcò l'elmo in testa, prese poi dodici zecchini di Venezia, che erano il suo peculio d'avanzo, e ridiscese. Quando fu al parapetto del giardino, si fermò perplessa; era il primo dubbio che l'assaliva; ma fu anche l'ultimo. Lestissima venne al basso esplorò il fondo del naviglio dov'era più asciutto; lo attraversò, traendo seco la scala a mano; appoggiò la scala alla riva opposta; fu tosto sulla strada, che percorse di fuga, finchè giunse agli archi di porta Nuova; di là in un attimo fu in piazza Castello. Sapeva che da qualche giorno il Baroggi, per le incumbenze derivategli dalle nuove truppe venute, alloggiava appunto in Castello. Questo nel 1797 non era ridotto in istato di caserma, quale si vede oggidì; ma, come ognuno può osservare nelle vecchie piante di Milano, era tutt'all'intorno circondato da costruzioni fortilizie, in modo da presentare cogli ultimi rivellini la consueta forma stellare. Con quelle fortificazioni estreme arrivava, dalla parte della città, fin quasi alle case che gli stanno di fianco e dirimpetto. - Ai cittadini era conteso l'ingresso, salvo che non avessero una licenza del comandante, o entrassero accompagnati dagli ufficiali che vi avevano stanza.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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