Intanto non scostarti da questo mio amico. Se qualche ufficiale entrasse, domandasse, che so io... tu mi capisci.... di' che il capitano Baroggi risponde per lui, e basterà.
E il capitano salì in fretta, ridiscese con elmo e squadrone, strinse con mano forte la mano alla fanciulla; diede di nuovo un'occhiata d'intelligenza all'ordinanza, e partì di volo.
Donna Paolina non si mosse, e tenne l'orecchio in ascolto finchè sentì a morire in lontananza il suono dello squadrone e degli speroni.
XII
A questo punto, per non perder tempo, ci conviene riprodurre la relazione che lo stesso signor Giocondo Bruni ci fece dei fatti di quella notte.
«Io dormivo profondamente (son sue parole) uno di quei sonni del mese di aprile che rifanno il sangue anche a noi vecchi; quando fui scosso violentemente da replicati colpi di martello dati alla porta. - M'alzo e vado a vedere che cosa significasse tanta furia; e nell'affacciarmi alla finestra vedo un dragone alla porta, e sento impegnato un dialogo tra lui e il portinaio, e nel dialogo ripetuto spesse volte il mio nome. - Io grido dall'alto: «Chi è lì? chi mi chiama? chi ha bisogno di me?» Il dragone, che non mi conosceva, comincia a far mille scuse; poi mi prega di volergli accordare un abboccamento, e mi prega con tali modi, ch'io senz'altro gridai al portinaio: «Apri tosto, e fallo salire.» Mi butto sulle spalle la veste da camera e vado ad aprire. - Al lume della candela chè, essendo le quattro e mezzo di notte, faceva ancora assai bujo, vedo un bel soldato, il quale tutto alterato mi dice:
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Baroggi Paolina Giocondo Bruni
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