Ma la vecchia volpe fu superiore perfino alla propria fama; ma la fortuna e le speciali circostanze giovarono alla volpe più di quello che si sarebbe creduto. Il Baroggi, sottotenente di Finanza, era innocentemente complice di quanto il Suardi aveva ordito e consumato; ora l'innocenza innegabile per l'avvocato lontano dal tribunale e per l'uomo che giudica le cose fuori delle aule della giustizia costituita, non era una moneta in corso nelle mani del Capitano di Giustizia. La complicità c'era, e per provar tutto a danno del Suardi bisognava provar il resto a danno del Baroggi. L'avvocato Strigelli, volendo risparmiare costui per cento buone ragioni, si trovò dunque impacciato nella procedura. Accadde poi, tanto quel Suardi era protetto dalla fortuna, che la madre del Baroggi, la quale, per l'eccesso della sua semplice natura avrebbe potuto, una volta chiamata in giudizio, far delle rivelazioni dannose al Suardi, ma più dannose al figliuolo; accadde adunque ch'ella venne a morire sette mesi dopo la carcerazione del Suardi; e cosí mancando le prove effettive incontrovertibili, l'accusato diventò quasi innocente il mese dopo, e venne rimesso in libertà.
«Qui però giova tener conto di una cosa, anzi di un sistema di cose in forza del quale la giustizia a Milano non rimase che in istato d'emblema là dove sedeva l'autorità, ma cessò affatto di essere un ente reale, pratico, efficace. Mi spiego in due parole.
«Gli storici, l'uno dopo l'altro, allorchè pervengono a quel periodo della dominazione austriaca, quando Kautniz aveva in mano le redini di tutto l'impero, e il conte di Firmian quelle del ducato di Milano, non hanno che parole di lodi enfatiche per questi due ministri.
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