Bensì quella carogna odiosissima (sic) del marchese poteva bastare per farmi star lontano mille miglia, tanto ei mi guardava d'alto in basso al punto da toccar la manifesta villania; ma questa medesima invincibile antipatia mi comandava di non abbandonar quella fanciulla, e di tentar di consigliarla a star forte e a rifiutare la mano di quello stupido spavaldo. Un dì, che per caso mi trovai da solo a sola con lei, mi feci animo a interrogarla per tastarle, a così dire, il cuore. La risposta fu quella che mi attendevo; ella si adattava a sposare il marchese perchè sua madre lo desiderava, ed ella non aveva cuore di contrariar sua madre. Io le dissi che si trattava della condizione di tutta la vita, e che nessuno ha diritto d'imporci la nostra infelicità, nè i padri, nè le madri, e che però stesse salda e si consigliasse con donna Paola. - Ah, mi rispose, se quella donna fosse sola qui, sola, mi capite, certo che mi ajuterebbe; ma.... - e qui troncò le parole con un sospiro. Entrò in quel momento la contessa Clelia, che addatasi del colloquio, colse il pretesto di far uscire la figlia, poi mi domandò di che cosa stavamo parlando. Io risposi franco e netto, e con impeto e con ira le dissi che era un'indegnità il voler sagrificare a quel modo la sua unica figliuola. La contessa alle mie parole rimase come percossa dal fulmine, e non replicò; ma tutto fu inutile, e venne stabilito per le nozze il giorno 7 di luglio del 1770.
«Bisogna sapere che mio padre, il quale era molto accetto a donna Paola, e anche alla contessa Clelia, non ostante tutto quello che era avvenuto, fu pregato e dall'una e dall'altra a lasciarsi vedere spesso, perchè essendo uomo disinvolto e scaltrissimo, e nel tempo stesso di una rettitudine specchiata, amavano adoperarlo nel disbrigo di molte cose necessarie a farsi in quella circostanza del matrimonio.
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Paola Clelia Paola Clelia
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