Mio padre non si fece pregare, e, sebbene donna Paola lo invitasse a rimanere, egli, promettendo di tornar tosto, si alzò, e fatto segno a me di seguirlo, uscì coll'avvocato.
«Quando si fu nella pubblica via, parlò prima l'avvocato:
«- Vi siete accorto che ci deve essere qualche novità?
«- Qualche cosa sì; mi pare ci sian dei nuvoli. Ma che mai è successo?
«- Che cosa possa essere successo non lo so, ma si direbbe che il marchese abbia veduto il diavolo.
«- In conclusione, che ha detto?
«- Nulla affatto, ma è appunto perchè non ha detto nulla, che non si sa cosa pensare.
«- Dunque?
«- Il dunque lo lascio a voi da spiegare. Però un sospetto l'ho anch'io.
«- E quale?
«- Che il Suardi lo abbia minacciato di fargli qualche mal gioco se sposa la ragazza.
«- Il Suardi non è tale da compromettersi con una minaccia che lo ritornerebbe diritto al Capitano di Giustizia.
«- Il Suardi, tra l'amore che lo cuoce sempre più e il puntiglio che lo agita e la rabbia di essere stato scacciato dai servitori del marchese, può essere in tale condizione da non saper più quel che si faccia.
«- Non sono del vostro parere...
«E dopo aver ciò detto, mio padre tacque e almanaccò un pezzo prima di parlare... Io stava attento. Alfine così prese a dire (mi ricordo delle sue parole come se mi suonassero ancora nell'orecchio. Povero uomo, non era possibile trovare chi fosse più onesto e nel tempo stesso più furbo e acuto di lui!):
«- Caro avvocato, disse dunque, a questo mondo bisogna aver buona memoria. È il passato che fa lume al presente, e se siamo nel 1770 è una minchioneria dimenticarsi del '50. Però sono tanto certo che il mio sospetto è la verità, che scommetterei centomila talleri di Maria Teresa per sostenere il mio punto.
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