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      Contemporaneamente l'altro parroco don Felice Temperati invitava il marchese a inginocchiarsi sul suo. Com'è naturale, io m'ero collocato ben presso alla balaustra, e dal momento che il signor Suardi era entrato in chiesa, io non l'aveva mai perduto d'occhio. Ora nel momento che il marchese stava per inginocchiarsi, m'accorsi ch'ei vide per la prima volta il Suardi, il quale gli teneva gli occhi fissi in volto. Il modo di guardare del Suardi e la sua curiosa immobilità mi fecero, dico il vero, un senso di paura, quantunque io non sapessi nulla; ma era la scena dello schiaffo che m'aveva fatta impressione. - Com'io guardava intanto, guardavano tutti e guardava il parroco Redaelli.
      «Il fatto sta che tutt'a un tratto il marchese si alza e dice non so che cosa all'orecchio d'un chierico. - Questi parla al parroco, che lascia l'altare, si fa presso al marchese, e dopo un momento rientra in sagrestia con esso.
      «Poco appresso furono chiamati in sagrestia i due testimonj, don Giacomo Sanazzari e il marchese Recalcati, uno de' quali uscì per accostarsi alla duchessa del Sesto, che non s'era mai staccata dal fianco della sposina; - la sposina e la duchessa uscirono sull'istante. Di lì a poco il parroco don Giovanni Redaelli, fattosi alla balaustra: - Per oggi, gridò, è sospeso il matrimonio. Loro signori possono andare.
      «Per quanto la stranezza del caso mi facesse attonito, pure non ho mai tolto l'occhio dalla figura del Suardi, che non si era mai mosso dal posto dove si collocò in principio.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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