Però tanto più fa senso che un tal uomo, il quale si atterriva ai pericoli di Roma e della santa Sede, abbia riferite tante cose pregiudicievoli alla fama di Pio VI; ma tanto più anche bisogna convincersi della verità di esse, quando si considerano le parole onde conchiuse la sua relazione; parole che noi non possiamo ripetere testualmente, ma delle quali il senso è precisamente questo: «Tale è la virtù della grazia divina, che di un uomo (Pio VI) per sè stesso tanto spregievole ha saputo farne un eroe e un martire del cattolicismo.»
Ora, lasciando da un lato la grazia divina, alcuni potrebbero dire che non sempre le debolezze, le tristi abitudini, le colpe della vita privata possono impedire che un uomo si faccia glorioso nel mondo; e a prova di ciò si potrebbero addurre esempj cospicui della storia. Ma concedendo pure che questo sia possibile in cento condizioni speciali della vita pubblica, come nella milizia, nella politica, nelle scienze, nelle arti; non può assolutamente esser fattibile nella vita di chi assume il nome di padre santo. In tutti i modi però siamo d'avviso che in nessuna condizione chi è tristo nella vita privata, possa farsi veramente grande in pubblico ed essere benemerito dell'umanità; chè ad onta degli esempj della storia, mal citati perchè male interpretati, esplorando con profonda sagacia nella vita degli uomini grandi, eziandio di coloro che, o per prepotente invito delle circostanze, o per momentaneo errore di giudizio, o per impeto di natura, poterono commettere qualche atto colpevole; nella vita furono esperimentati continuamente buoni e miti e generosi; per la ragione, che è ben più facile che le intime virtù si corrompano nell'attrito esterno degli uomini e degli eventi, di quello che un'indole viziata si trasformi in virtù quand'ella esce all'aperto.
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