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      Chi volesse sapere in che modo esso venne a trovarsi a Roma in quel tempo, noi siamo in grado di poter dare delle notizie anche su questo. Il lettore sa come, negli ultimi mesi dell'anno 1797, improvvisamente, e per cagione ancora misteriosa, sia venuto a morire appena ventottenne il generale Hoche, che comandava l'esercito del Reno. Il capitano S..., per la sua indole procellosa e pe' suoi disordini d'ogni maniera, non aveva mai potuto andar d'accordo con nessuno dei suoi capi; tanto che, sebbene essi non potessero disconoscere la sua straordinaria prodezza, pure tutti, l'uno dopo l'altro, pensarono a disfarsi di lui, cercando pretesti per farlo girare di luogo in luogo, e passare d'uno in altro corpo d'armata. Il solo Hoche aveva saputo ammansarlo; tanto che egli stette ben volontieri sotto quel giovine eroe, il quale lo promosse al grado di capo-squadrone. Allorché dunque Hoche morì e Augereau venne in suo luogo, il capo-squadrone S..., che già avea avuto mille alterchi con quel generale, d'indole difficilissima e irrequieta al pari e più della sua, se fosse stato possibile, sollecitò di uscire dal corpo dov'era; e ottenuto il permesso d'andare a Parigi, si trattenne colà qualche tempo, finchè, saputo che Berthier era stato preposto all'impresa romana, e che lo seguiva il generale Cervoni, col quale se l'era sempre intesa assai bene, forse per una certa eguaglianza d'indole; tanto si adoperò, che ottenne non solo di seguirlo nel suo grado di capo-squadrone, ma di essere innalzato a colonnello, e posto al comando di due squadroni di un corpo di usseri di recente formazione.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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