Ma il repentino mutamento di quello storico tanto celebrato, si spiega con ciò, ch'egli era così pregiudicato estimatore di quei tempi rivoluzionarj e odiatore tanto astioso di Bonaparte e de' suoi seguaci, che tutti gli altri suoi odj dovevano tacere in faccia a questo; e al suo occhio, in confronto d'ogni impresa e d'ogni atto di Bonaparte e delle armi rivoluzionarie, anche le colpe altrui parevano trasmutarsi in virtù.
E Alessandro Verri non si dilunga da lui. Ben è vero che egli si mostrò veneratore sempre costante dell'autorità temporale della Chiesa, ed è per questo appunto che le accuse scagliate da lui contro la vita privata di Pio VI fanno testo autorevolissimo; ma le sue idee fisse e i suoi sistemi e i suoi amori e i suoi odj sono così tenaci e implacabili, che la memoria del passato pare che gli annebbii nella valutazione dei fatti posteriori, e il lavoro della logica gli proceda a rovescio; talmente che non par vero che chi ha detto tanto male di Pio VI, dopo si affanni, al pari di Botta, a metterlo nella miglior luce possibile; ed esprima un'ira spasmodica contro tutte le idee rigeneratrici che, tradotte in fatti, vennero ad assalire l'errore nella sua sede più antica e più formidabile. Perchè bisogna bene che i galantuomini tentennanti si persuadano di questo, che, siccome abbiam fatto vedere, il germe rivoluzionario portato a Roma colle armi, era e doveva riuscire un'impresa salutare all'Italia e all'umanità e al medesimo sacerdozio, se non si fosse trasmodato nell'esecuzione, la quale, siccome avviene spesso anche nelle opere dell'arte, guasta e snatura le più squisite invenzioni della mente.
| |
Bonaparte Bonaparte Alessandro Verri Chiesa Pio VI Pio VI Botta Roma Italia
|