Se fosse vero che la divinità avesse decretato che il suo rappresentante in terra avesse a farsi temere coll'uso della forza materiale, avrebbe permesso che i più degli altri monarchi fossero materialmente più forti di lui? Avrebbe permesso che la maestà e la santità del re pontefice potesse rimaner vinta e avvilita dall' altrui preponderanza?
«Ma lasciamo una tal questione a chi non parla in piazza, ma scrive pei libri. Piuttosto dirò, che il vantaggio maggiore che produsse la pessima condotta di Pio VI, fu di aver stancata la pazienza di chi appunto era materialmente più forte di lui; e nel tempo stesso che era più forte, era anche più pietoso dell'umanità conculcata, più vergognoso della vergogna d'Italia, più innamorato della grandezza e della gloria di questa Roma; e Italiano di avi e di nascita e d'intelletto e d'anima, ha sentito la necessità di ajutare la sua vera patria sollevando il cuore di essa dall'incubo assiduo, che, alterando la completa e libera e normale circolazione del sangue, viziava e rendeva inette tutte le altre sue membra; perchè Roma, questa Roma che fu l'urbe dell'orbe; questa Roma che, per antonomasia, fu chiamata la città eterna; questa Roma che, ad onta della sua degradazione, è ancora la prima città del mondo, o per dir più giusto, serba ancora intero il germe e le condizioni del suo primato; questa Roma è veramente il cuore dell'Italia; onde per far la cura dell'Italia non si dee far altro che ristorarne il cuore.
«O Romani, e voi uomini di Trastevere, nelle cui faccie e nelle cui membra vedo rivivere l'antica saldezza, guardate ai miseri avanzi di questo fòro romano; e se siete capaci, ricostruitevi in pensiero la solenne maestà dei tanti edifizj che, sulle varie e graduate eminenze nei colli, d'ogn'intorno un tempo gli facean corona; edifizj di marmo e d'oro, ciascuno dei quali era la dimora di un nume, di un semidio, di un eroe.
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