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      La qual preda rappresentava un valore medio valutato dagli esperti in cento milioni di franchi; ma di cui il prezzo d'affezione era incalcolabile dalla stessa immaginazione.
      Se tanti disordini e malversazioni e depredazioni furono in gran parte conseguenze inevitabili di cause antiche e funestissime, certo che vennero accresciute dalla presenza di due uomini, di cui l'istinto rapace pareva aver raggiunto i gradi della ferocia e della demenza. Codesti uomini furono il commissario Haller, che essendo stato il primo a rubare sfacciatamente, incoraggiò all'imitazione tutto l'esercito; poi il generale Massena, che non aveva bisogno di essere incoraggiato, e che quando, partito Berthier, rimase solo al comando e fu padrone delle casse pubbliche, da quella piena balìa di sè stesso fu sedotto a scaricarle tutte in casa propria senza tanti rispetti, tanto quella sua furibonda passione dell'oro non gli lasciava pensare alle conseguenze. Queste infatti scoppiarono terribili; perchè i soldati non ritraendo denaro, e gli ufficiali, avidi al par di Massena, non sopportando di dover rimanere colle tasche vuote, condotti dal colonnello S... (il conte Achille, che finalmente potremo conoscere di presenza, il quale, rotto al giuoco e a cento altri disordini, era diventato furioso per la mancanza di denaro), si radunarono nella rotonda del Panteon, e là, riscaldati ed arringati da esso, invasero le stanze di Massena, che opponendo a quella furia una furia ancor più tremenda e una ostinazione incrollabile e un coraggio incredibile, corse pericolo che la sua piccola figura venisse tagliata in due dalla sciabola del nostro S..., se non fosse stato strappato di là per forza dal generale Marat.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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