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      La descrizione del Colosseo, così in istato di rovina, come negli studj architettonici che ne porgono il ristauro completo, venne fatta da tanti scrittori, tante volte e in tanti modi, che ci par tempo gettato il rifarla oggi per quei pochi lettori che in proposito non sapessero nulla. Soltanto ripeteremo quello che fu detto da coloro che si recarono a visitare quel prodigio architettonico dell'antichità; che cioè, per quanto uno ne abbia un'aspettazione immensa, essa è sempre di gran lunga superata dallo stupore che colpisce anche l'uomo il più freddo e più preparato.
      Per darne un'idea a chi non l'avesse mai veduto, basti il dire, che osservando la parte superstite, dall'esterno e dal basso, l'occhio difficilmente arriva al fastigio; che ciascuno dei grandi archi (e degli ottantasette non ne son rimasti che trentatrè) è d'un terzo più alto della porta maggiore dell'Arena milanese; che con questi archi s'innalzano tre piani a diversi ordini, dorico, jonico, corinzio; e che l'attico coi clipei è alto quanto ciascuno degli altri piani; tanto che si può asserire, che l'Arena milanese ripetuta in altezza sei volte, appena darebbe l'altezza del Colosseo.
      Quando, in fantasia, si arriva a immaginare il ristauro completo di questa mole, e si ricostruiscon in mente gli ottantasette archi completi, e le colonne dorate del secondo e del terzo piano, e le statue d'oro che posavano in mezzo a ciascuna di quelle arcate; e nell'interno la fuga delle gradinate dal basso in alto delle tre precinzioni; colle pareti del podio tutte rivestite di marmo, e i baltei, che dividevano le precinzioni stesse, tutti coperti di smalto e d'oro e di gemme,


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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