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      O perchè tanta mestizia? e non eran forse marito e moglie?
      Oh no... non lo erano; non si volle che lo fossero... Avevan dovuto fuggire, e viaggiavano incalzati da timori e da sinistri presagi. Da Bologna eran giunti a Roma in quel dì che il Baroggi aveva ottenuto dal suo colonnello alquanti giorni di permesso.
      E qui è necessario che col racconto noi ritorniamo indietro... Oh come la commozione ci assale pensando a quanto era avvenuto, a quello che avverrà di loro! Davvero che la fortuna scellerata par che provi una compiacenza crudele nel perseguitare quelle esistenze squisitamente infelici, che la natura, la sola natura, non la legge umana inesorabile, ha mostrato per mille indizj d'avere voluto espressamente avvicinare e legare in nodo non dissolubile.
     
     
      III
     
      La condizione in cui, nell'ultimo libro, lasciammo il Baroggi e donna Paolina rispettivamente all'ava e alla madre, erasi presentata come una delle più felici risoluzioni di una crisi pericolosa. Pareva che l'intromissione del vecchio Lorenzo e di Giocondo Bruni avesse in realtà fatto un miracolo. L'orgoglio di donna Clelia, che in lei era andato crescendo colla vecchiaia al pari delle sue folte sopracciglia; la paura che Ada avea de' suoi rimbrotti, e peggio del lontano marito, aveano ceduto innanzi allo spettacolo presente della figliuola, che avrebbe potuto soccombere all'affetto e al dolore e, più ancora, al fatto del grave pericolo in cui ella s'era messa, fuggendo così imprudentemente dalla casa. Sotto all'azione di una gioja inaspettata, e nel primo istante che cessa la causa di un grande dolore, tutti gli uomini, anche i più ostinati, sono disposti a concedere quello che mai non vorrebbero in nessun altro momento della vita; un avaro può fare un atto di carità; un uomo aspro e intrattabile può diventar pietoso; a un padre snaturato può essere strappata una parola indulgente.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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